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6.Ignorare i report statistici

Non basta disporre di tool statistici evoluti, occorre anche avere la pazienza di leggerli, analizzarli, confrontarli per capire dove si può migliorare. Ogni indicatore ha significati importanti: il tasso di apertura è legato alla frequenza di invio, alla coppia oggetto/mittente e alla capacità di sviluppare nel tempo una relazione. Il tasso di click (pesato sulle aperture) è invece un ottimo indicatore della qualità del messaggio e della nostra "call-to-action", nonchè della rilevanza del messaggio rispetto alla lista di destinazione.

Altri tassi come il tasso di email recapitate e di disiscrizione sono utili per capire la qualità della lista e delle nostre comunicazioni. Confrontando le variazioni nel tempo, di questi indicatori si possono anticipare criticità, profilare i destinatari, scoprire le frequenze migliori e monitorare la percentuale di utenti "attivi" su quelli che invece ignorano i nostri messaggi.

7. Inviare in modo artigianale

Senza un sistema di invio professionale, la probabilità di andare incontro a scarsi risultati si moltiplica, solo per il fatto che una percentuale che può superare tranquillamente il 50% dei destinatari, semplicemente il messaggio non lo riceverà mai. Un'analisi delle statistiche e dei messaggi di errore, oltre che ovviamente a qualche test sui sistemi di posta e antispam più diffusi, non potrà che confermare questo fenomeno.

L'invio in copia nascosta (CCN) infatti, oltre ad essere estremamente macchinoso, lento, a rischio di errore, denota una scarsa serietà da parte del mittente, una scarsa attenzione da parte del destinatario che si vede recapitato un messaggio chiaramente "massivo" e non personalizzato, tipico tra l'altro degli spammer di prima generazione.

Senza opportuni accorgimenti tecnici (SPF, open relay, DKIM, PTR inverso, IP statico con buona reputazione, header ben formati, bilanciamento del carico, consistenza degli invii nel tempo, configurazioni particolari in base ai server di destinazione, feedback loop sottoscritti, list-unsubscribe header, la gestione degli hard bounce...) non si può pensare di riuscire a competere con i filtri antispam che ogni giorno sono più competitivi nell'arginare lo spam. 


        
    
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by Stefano Quattrini